Il Birrificio Angelo Poretti, il mastro birraio, i suoi luppoli

E’ un freddissimo sabato mattina quello che mi accompagna al Birrificio Angelo Poretti. In compagnia dell’amico Michele partiamo alla volta di Induno Olona, alle porte di Varese, con uno splendido sole invernale. Ero emozionato, sapevo che stavo per visitare un pezzo di storia della birra italiana di qualità.

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Il tetto del negozio all’entrata visitatori del Birrificio

Un accenno storico: Angelo Poretti fonda il Birrificio nel 1877 dopo un viaggio tra lager e pils di mezza Europa, soprattutto quella centrale. La fortuna è quella di avere in Valganna, terra preziosa per le sue fonti di acqua purissima, materia prima fondamentale per la produzione di una birra a regola d’arte e scelta anche per la presenza di grotte naturali, ideali per conservare meglio la cervogia grazie all’impiego di blocchi di ghiaccio che, in inverno, venivano recuperati dai vicini laghetti di Ganna e di Ghirla. Oggi l’azienda è nelle solide mani di Carlsberg, una delle maggiori case produttrici di birra al mondo, con una presenza in circa 50 stati e quinto gruppo mondiale nella produzione della bevanda gialla per eccellenza.

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Lo storico Birrificio di Induno Olona, unica sede italiana di Carlsberg Italia, viene realizzato sul finire del XIX secolo dallo Studio di Architettura Bihl e Woltz di Stoccarda. Costruito secondo lo stile Jugendstil, il movimento tedesco dell’Art Nouveau, lo stabilimento è caratterizzato da elementi che collegano in modo coerente le esigenze produttive con il prestigio dell’immagine esteriore come dimostrano le grandi e ordinate vetrate che scandiscono con rigore le facciate, i mascheroni decorativi con teste di leoni alle sommità, le gigantesche lesene e la tinteggiatura in giallo e grigio.
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i simboli del birrificio: a sinistra l’insegna di Carlsberg, a destra uno dei pochi simboli dei mastri birrai di un tempo

Così, munito di molta curiosità e parecchia sete, sono partito alla volta del Varesotto. In poco meno di due ore siamo ad Induno, veniamo invitati a registrarci al negozio, costruito poco tempo fa, conosciamo Serena Savoca, marketing manager dell’azienda che ci porterà in giro per lo stabilimento. Infatti, a guidare i visitatori alla scoperta del sito produttivo, del parco botanico in cui è immerso e della bellissima Sala Cottura sono, come sempre, i dipendenti dell’Azienda che, con la passione che li contraddistingue, ci fanno da ciceroni. Il gelo ci accompagna nel cortile dell’azienda ed è proprio qui che incontriamo Flavio Boero, mastro birraio di Poretti e davvero una istituzione nel mondo brassicolo italiano. Chimico, inizia la sua carriera lavorativa nel gennaio del 1973 alla Poretti. Dopo tutti questi anni è considerato uno dei massimi esperti di birra in Italia. Attraverso le associazioni birrarie quali Unionbirrai, ADB, ONAB, Fermento Birra, mette a disposizione, in qualità di docente, relatore e divulgatore, la conoscenza di cosa ci stia dietro una pinta di birra. Per me, che sto per frequentare il II livello del corso di Assaggiatore Birra di UnionBirrai, è un onore essere accompagnato da lui nella mia visita. Quello che colpisce, a prima vista, è la sua grande umiltà, la sua capacità a spiegare la birra.

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La bellezza del Birrificio, nella sua interezza, è tale da essere meta ogni anno di moltissimi visitatori nonché uno dei beni aperti al pubblico durante le Giornate di Primavera del FAI – Fondo Ambiente Italiano.

Arriviamo davanti alla Sala Cottura, bellissimo il palazzo in stile liberty, come tutto lo stabilimento ed è qui che Flavio dimostra tutta la sua capacità di “insegnare birra“, riesce in pochi minuti a farti capire come dalla fermentazione dell’orzo si possa creare una delle bevande più famose nella storia e ti aiuti subito a capire una prima fondamentale differenza: le birre ad alta e bassa fermentazione. Per me è un gradevole ripasso del primo corso di questa scorsa primavera, per Michele una piacevole sorpresa.

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Un babbo Natale particolare ci segue in questa giornata: Flavio Boero, considerato il Leonardo da Vinci della Birra Italiana

Ancora oggi, all’interno della sala, si può ammirare la suggestiva bellezza dei tini in rame, dei lampadari e delle piastrelle sagomate (che conferiscono all’ ambiente un luminoso effetto cromatico) coniugata alle più evolute tecnologie birrarie;

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Saliamo al secondo piano della Sala dove troviamo un’esposizione di luppolo, un rampicante con infiorescenze che, utilizzata nella produzione birraria, fornisce al mosto deliziosi aromi e profumi, creando rinfrescanti note amare e permettendo, in modo naturale, di mantenere a lungo le caratteristiche organolettiche della birra. La pratica di aromatizzare la birra con il luppolo si diffuse grazie all’ espansione del monachesimo benedettino e fu merito, in particolare, di Suor Hilgedard von Bingen, che visse tra il 1098 ed il 1179 nell’Abbazia di Saint Rupert in Germania. 

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sono tantissime le varietà di luppolo
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Malto, luppolo, lieviti e soprattutto acqua. Questi gli ingredienti di una birra

Usciamo dalla sala e passeggiando per il sito aziendale, saliamo su per una collinetta ed arriviamo a Villa Magnani che, col suo parco botanico, pare fondersi armoniosamente con quell’ edificio industriale che sorge ai suoi piedi. Lo stabile è stato voluto come propria residenza da Angelo Poretti, e disegnato dall’architetto Ulisse Stacchini (lo stesso della Stazione Centrale di Milano).

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uno scorcio di Villa Magnani

Nella sala, allestita per le degustazioni, scopro che i vecchi fusti in acciaio per la spillatura della birra sono un lontano ricordo. Il Birrificio Angelo Poretti ha valorizzato la propria tradizione sulla qualità, l’innovazione e la sostenibilità. Parole importanti che possono benissimo riassumersi in un’unica parola: DraughtMaster, il rivoluzionario sistema di spillatura basato su fusti in PET totalmente riciclabili, è in grado di offrire al consumatore una qualità di prodotto unica. Questa tecnologia, che spilla senza l’aggiunta di CO2, permette di far degustare la birra nel pieno delle sue caratteristiche organolettiche, come se fosse appena prodotta in birrificio, esaltandone i sapori e i profumi.

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Per guidare il consumatore alla scoperta di questo affascinante mondo, Birrificio Angelo Poretti ha scelto un metodo semplice e intuitivo: i numeri, che rappresentano la quantità diversa di varietà di luppoli utilizzati per ogni ricetta e conducono il consumatore attraverso un’esperienza gustativa dalla complessità e innovatività crescente. Dalla classiche  3 luppoli non filtrata, per passare alla 4 luppoli (lager), a salire con birre stagionali come la mielizia (birra autunnale e la mia preferita) con 7 luppoli, fino ad arrivare a Le Bollicine (10 Luppoli Dorata) che è stata creata per celebrare la partecipazione di Birrificio Angelo Poretti a Expo 2015 dal colore giallo paglierino e dal perlage fine ed elegante, frutto della rifermentazione con lievito Saccharomyces Bayanus, lo stesso usato per la spumantizzazione dei vini.

Alla fine due chiacchiere in allegria con Flavio sul mondo brassicolo italiano, sulla nascita ormai quotidiana di birrifici artigianali, più o meno di qualità, sulla Baviera italiana, quella provincia di Parma che ha dato ormai storici birrificio come Il Birrifico del Ducato, Argo e Toccalmatto su tutti. Una persona che non dimenticherò.

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La visita volge al termine, ma il blogger ed il suo amico fotografo continuano, imperterriti, gli assaggi di birra; in fondo vogliamo scoprire le varie differenze di gusto tra i vari luppoli. Non fate i conti di quante birre abbiam bevuto, rimane un segreto.

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Michele Isabello, catanzarese di nascita, parmigiano d’adozione condivide con il sottoscritto l’amore per il buon cibo, la buona tavola e soprattutto il Belpaese. C’è chi racconta con le parole, Michele lo narra con le immagini.

50d4778e-6d15-4db3-9997-cff4ff68b149 Torniamo a casa con Michele, un giretto a Milano molto veloce e poi in auto a ridere e scherzare come sempre, a programmare viaggi, recensioni, incontri, a cantare a squarciagola una canzone della mia giovinezza: grande Bryan

Non dimenticate: “Conoscere i luoghi, vicini o lontani, non vale la pena, non è che teoria; saper dove meglio si spini la birra, è pratica, è vera geografia.” Goethe.

Un commento Aggiungi il tuo

  1. Daniele Cavatorta ha detto:

    Sai Stefano sei proprio bravo, curioso, simpatico eai troppo saccente.
    Complomenti

    "Mi piace"

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